Questi anni per Massimo Fiocco scorrono all’insegna della ricerca, ogni tela viene pensata, dipinta, ripensata e a volte scomposta per essere poi rimaneggiata con nuova consapevolezza. Il soggetto si trasforma e rinasce, l’opera cresce e cambia con chi la compie, gli anni segnano chiunque.
La vita cambia e il pittore non ne è immune, “Per questo – spiega Fiocco – si torna più volte su una tela nell’arco degli anni. Si sente il bisogno di comporre e scomporre ciò che si vede esposto sulla tela rispetto alla prima idea. Dopo diventa un susseguirsi di ritorni, pentimenti, questa è un’opera in continuo divenire, in tempi moderni si usa il termine “opera aperta”.
E un ruolo importante nell’arte di Fiocco è giocato dalla memoria che è in grado di aprire nuovi orizzonti sulla comprensione dei dipinti.“Lavorare sulla memoria, i luoghi della memoria. Il fruitore troverà rispondenze nelle sue memorie personali, questo diviene un dialogo, una contaminazione, tu che guardi vedi dal mio punto di vista quello che è comune anche a te. Tutti e due stiamo cercando qualcosa nella nostra memoria. Pittura come luogo della memoria, diversamente da quanto accaduto con la lezione impressionista che fermava il momento fuggevole”.